UN MEDICO PITTORE

SERGIO LUPPICHINI

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La domanda che forse vi porrete e che anch'io mi pongo, é questa: perché ti se deciso a fare una raccolta di queste poesie?
Mia moglie e mia figlia per prime mi hanno sempre incitato a riordinare ciò che avevo scritto fin dal lontano 1960: io ero riluttante in quanto in questi versi c'é tutto il mio sentimento, il mio credo, il mio modo di vivere e come vorrei che anche gli altri vivessero. C'è anche la malinconia e lo sconforto di alcuni momenti difficili e la perdita di fiducia verso il consorzio umano, consorzio che io amo e per cui ho dedicato una vita dato che come professione mi ero votato a questo.
Ero contrario perché non mi sembrava giusto che gli altri, specie i familiari e gli amici, dovessero risentire delle delusioni dello sconforto dell'impotenza che mi ha condizionato davanti al destino: più di quanto essi possano immaginare dato che ho sempre cercato di nascondere certe cose facendo come suole dirsi "buon viso a cattiva sorte".
Un destino a cui credo un destino che ritengo rigidamente preordinato in un concatenarsi di fatti e pensieri che preludono l'evolversi di una situazione che fatalmente si compirà: non sono un fatalista, anzi quando vedo determinate situazioni é il momento in cui do tutto me stesso per cercare di correggere nel miglior modo possibile ciò che nonostante tutto dovrà avvenire. Credo a quanto ho detto e da questo credo attingo energia per svolgere nel miglior modo possibile il compito che la vita mi ha assegnato.
Per poter lavorare ed agire su questa base occorre un notevole dispendio di energia, energia che potrei acquisire dagli altri con un gesto di comprensione, un timido elogio, un dovuto rispetto per quello che fai nonostante i risultati a volte non siano quelli sperati.In verità molti mi hanno dato stima e comprensione, ma bastano quei pochi che tentano di avvilirti ad esaurire le energie di riserva che hai.
Questa energia che a volte si indebolisce fino a prevederne la sua scomparsa, cerco di riconquistarla con la forza della fede che mi ritempra e mi aiuta nei momenti di difficoltà.
Una fede nell'aldilà, una fede in qualche cosa di superiore che volente o nolente ispira e guida i nostri atti: una fede in un ultimo tribunale dove non vi saranno menzogne e falsi alibi, una fede per un premio od una pena che esula l'umano.
Non sono un beghino né tantomeno un baciapile ma la mia convinzione mi porta a credere al concatenarsi degli eventi che vengono chiamati divini: eventi di cui é custode la Chiesa: eventi storici incontrovertibili e certamente degni di essere creduti e da questi eventi il divulgarsi di un credo che sicuramente deve dare una ricca ricompensa all'uomo se sono duemila anni che esiste e tende sempre più a rafforzarsi.
Lo vediamo in questi ultimi tempi: tutti siamo concordi nel ritenere che, specie nei giovani, manchino quei valori morali che rendono veramente degna la vita di essere vissuta. Ne fa esempio il movimento del volontariato: giovani che non sentono sacrificio e si sacrificano per portare conforto e beneficio morale agli altri. Parte di questi sentimenti ho cercato di esprimerli nelle poche righe che con buona dose di ottimismo chiamo versi.
Anzi, seguendo d'impulso quella che era la moda negli anni settanta ho tentato di fare il "paroliere" con delle ballate di protesta; non mene volete, ma anche questa é stata una esperienza.
Anche quando mi lascio andare a momenti di sollievo e di serenità sempre in me si sveglia quella nota di pessimismo e critica per la mancanza di valori umani: vedo la bellezza della natura del creato, l'armonia delle cose ma subito penso a ciò che distrugge l'uomo agendo anche contro il proprio interesse. Il consorzio umano si può paragonare ad una colonia di virus: aggredisce l'organismo per nutrire se stessa, ma lo fa morire e questi virus fatalmente muoiono con l'organismo stesso.
In queste mie povere opere a volte sono portato a dilungarmi perché sento una impellente necessità di esprimermi chiaramente, altre volte prevalendo il mio carattere alquanto introverso e schivo, sono forse troppo coinciso con la pretesa che gli altri possano capire il mio pensiero fra le righe. Non voglio atteggiarmi ad ermetico, non mi sono mai piaciute le etichette, é che in quel momento ho sentito il bisogno di scriver poche parole per esprimere un grande concetto.
Prendo l'occasione a questo punto di confessare che ero tentato di limare, correggere, sfoltire o aggiungere, ma ho soprasseduto: nel momento in cui scrivevo mi guidavano determinati sentimenti che non sono certamente quelli del momento in cui avrei fatto le correzioni.
Amo molto la natura e sono colpito da quei momenti particolari, quei suoni, quelle situazioni che durano poco, quegli sprazzi di luce che ravvivano i meravigliosi colori che ci circondano e che scompaiono magari senza più avere l'opportunità di rivederli. Gli impressionisti francesi riuscivano a dipingere alcuni paesaggi solo ad una determinata ora del giorno perché solo allora c'era quella particolare luce che li ispirava.
Nello stesso modo sono affascinato dalle varie situazioni ambientali e determinate azioni degli uomini: quei bozzetti caratteristici che si notavano spesso ai tempi della mia gioventù, nei paesi di campagna: pennellate di colore della vita quotidiana allietate da un fraseggio colorito e vivo come il vernacolo.
Chi mi conosce sa che la mia maggior passione hobbistica é la pittura: non una pittura di "ricerca" o contemporanea, ma una pittura tradizionale, figurativa dove cerco di comunicare tramite le immagini le situazioni più disparate, dall'angoscia alla disperazione, dalla solitudine al rimpianto del passato: in poche parole se devo dare un'etichetta, che ho già detto di non amare, direi che sono un "simbolista".
Riguardando quei quadri fatti nel corso di vari anni, quadri che io amo definire "veri quadri" a differenza di quelli che faccio tipo paesaggi o nature morte ed anche ritratti, ho sentito la necessità di esprimerli a parole, con pochi concetti che meritano una riflessione: concetti che possono adattarsi ad ognuno di noi e che sperano possano essere recepiti.
Certo sarebbe troppo il pretendere di riuscire a far "vedere" un quadro con la sua immagine formata da vari soggetti, colori, sfumature, espressioni,tutte cose che ti proiettano nella vera dimensione in cui uno ha concepito e realizzato la composizione pittorica, con poche scarnite frasi: certo sarebbe utile il leggere queste "impressioni" essendo davanti al quadro, potrebbe essere un commento a quanto ho tentato di esprimere.
Questi quadri sono stati visti da un critico che stimo molto, Mario Meozzi,
ha letto anche questi spunti e gli sono piaciuti anzi mi aveva suggerito di metterli a pié di quadro quando li avessi esposti.
In passato gli avevo fatto leggere alcune poesie mi rispose con una lettera datata 10/2/1988 che qui riporto:

"La poesia di Luppichini rispecchia il suo animo ed é coerente con la sua pittura: deve essere più sintetizzata.
L'impegno é volto ad approfondire il significato della vita umana.
Il poeta, con la sua sensibilità, si sente partecipe delle ansie e dei tormenti della gente che nella vita ricorre a lui per la sua professione di medico, e per questo nelle opere appare sempre l'angoscia tipica dell'uomo contemporaneo cosciente."

Gli fui molto grato
In quel periodo partecipando per la prima volta ad un concorso di pittura fui interpellato da un critico e da un "vero" pittore, nel senso che era già affermato, e mi chiesero perché non mi ero mai presentato con delle opere che ritennero meritorie (infatti mi fu dato il primo premio): risposi che ero troppo riservato e non mi piaceva espormi. La risposta fu che era mio dovere di far vedere delle opere così fatte e con tali significati.
Gli fui molto grato.
Ricordando la memoria forse del il mio più grande e sincero amico calabrese e compare, padrino di mia figlia,da tempo scomparso, Anania Pantaleone, mi risuonano sempre nella memoria alcune frasi che amava dire come detti; quella che più mi colpì é la seguente: un uomo é tale quando si é fatto una buona cultura, fa un lavoro in cui crede, si é formato una famiglia con figli, riesce ad esternare se stesso con una manifestazione artistica e quando ha scritto un libro con impronta autobiografica.
Il resto più o meno bene lo ho fatto, mi mancava il "libro" e mi accingo a colmare questo vuoto con la speranza che sia accolto con benevolenza. 

Mi permetto di esporvi alcune delle tante poesie scritte e tuttora tenute nel cassetto.  

AGOSTO

Una manciata di mare
Un bacio di umide labbra
Una manciata di sabbia
Rivoli di tempo che scorrono tra le dita
Una manciata di solo
Luminoso amore di quindicenne
Una manciata di luna
Che illumina il triste arrivederci
Che é un addio

 

 

 

LA VITA

Tenera foglia
Vibrante al vento
Il tenue picciolo
Dal ramo ti scosta
Verde foglia
Che giochi a nascondino
Con variopinti frutti
Al ramo ben ancorata
Rossa foglia
Già stanca di vita
Che il capo declive
Al ramo appoggi
Gialla foglia
Ondeggiando discendi
Per soffio violento
Dal ramo divelta
La fredda terra
E' letto di morte
Ma è scintilla
Di vita futura

 

GUARDANDO

Sono rosee dita
Quelle che strappano
Il nero manto
E compare il multicolore orizzonte
Tempestato da candide guglie
E screziato di verdi arbusti
E camaleontici prati
Nella monotona ma pur armonica monocromia
Con le mille e mille sfumature
E l'occhieggiare discreto
Di villiche dimore
Macchie di colore
Su arborea tavolozza
E là
Il profondo azzurro
Vita per tutti
Morte per molti
Solcato di bianco spumeggiante
Immenso ricettacolo
Di fragili navigli
E sopra
La grande volta
Tetto dell'umano
E scenario dell'infinito
Sacro tempio del mutevole
E fermo tempo
In cui si affievoliscono
Le mille e mille scintille
Offuscate dalla luce
Più grande
Più calda
Più vivificatrice dell'astro rosso
Donatore
Di esuberanti energie
Portatore di vita
E si spera
D'amore e di fede
In tutto ciò
Chi ha occhi della fede
Vede l'Eterno
L'incommensurabile ma vero
Miracolo giornaliero
Della creazione divina

 

INFINITO


L'infinito
Cosmo trapunto di astri
Vuoto immenso

E imponderabile

Regno del freddo e dell'eterno

Incommensurabile spazio

Inconcepibile per mente umana

Per inverosimili distanze

Dove inventiva ed immaginazione

Galoppava  in avvincenti e strane avventure

Solo retaggio

Di sbrigliata fantasia

Barriera al volere umano

Per fragilità di mezzi

E ancestrale timore

Porta chiusa alla umana volontà

Fino ad ieri

Aperta oggi

Aperta e violata

Dalla fede nelle infinite possibilità

Del volere e sapere

Dell'uomo

Immagine speculare

Del grande architetto del mondo

Le barriere sono cadute

Oggi "INFINITO"

E' una vaga parola

Relegata nei vocabolari

 

INCIDENTE MORTALE

Rombo possente
Urto starziante
Grido morente
Una vita troncata

 

I TUOI OCCHI

Offuscato specchio
Di travagliato amore
Perle rattristate ed amare
Umidi brillanti di gioia
Introverso duolo
Là dove
Esternavi solo felicità

 

 

LA VISITA DEL PAPA A PISA

 

  Gioia a Te

Città dall'argenteo fiume

Ricca di bianchi marmi

Foggiati in insuperabil stile

E in ardita pendenza

Gioia a Te

Città dal passato glorioso

Memore di gesta marinare

Ricca di insigni menti

E tradizioni religiose

Gioia a Te

Oggi faro del mondo

Di quel mondo che guarda

Con occhi speranzosi e spera

Nella fede profonda e immensa

Che porti pace

A popoli travagliati

Da fame guerre devastazioni

Gioia a Te

Col tuo grande prato verde

Già luogo di infantili giochi

Innocenti e casti

Oggi immenso altare di fede

In Dio e nelle genti

Gioia a Te

Città prediletta da Dio

E dal suo più alto Discepolo

Che umilmente si degna

Di farti risplendere di luce divina

Gioia a Te

Pisa

Mia bella città

Oggi ancor più bella

Perché richiamo di cristianità

E di pace nel mondo

 

VECCHIANO

 

 

Ridente valle dal Serchio lambita

Sfuggente in balse scoperte dal

Dilaniante boato di mine

Susseguirsi di verdi rettangoli

Trapunti di macchie colorate di

Frutteti in fiore dolce tavolozza

Invidia per i tuoi figli pittori

Tendente al traguardo lacustre

Culla di immortali melodie

Ecco le lande lussureggianti

Mute spettatrici di truci massacri

La boscosa riviera invidia di

Giungla africana ove l'onda

Accarezza il renoso declivio sterposo

Dall'alto ti guarda la Madre Divina

Un faro di fede in castello arroccato su cima montana

Dal versante Lucchese

Vigilan antiche sentinelle turrite

Testimoni di fratricide lotte

In te si racchiude progenie operosa

Di ancestrali tradizioni degna custode

Volontà caparbia alla conquista

Di mete difficili e faticose

Lotta alla natura avara e mendace

Fede indomita nella terra natale

E sempre tesa a plasmare un sereno futuro

 

DIRITTO

 

 

Lavoro di molti operai

lavoro che sempre ti chiama

lavoro sudato e sofferto

lavoro sfruttato da pochi

 

 

sudare per cosa

sudare per chi

per fare le armi

per fare la guerra

 

Bello é poter lavorare

bello é essre in pace

bello é potere sperare

bello é un futuro sereno

 

cerchiamo giustizia

cerchiamo fratelli

per dire al mondo

per dire c'é pace

c'é pace

c'é pace

 

un lavoro hai diritto d'avere

un lavoro su cui sudare

un lavoro per cui lottare

un lavoro per cui sperare

 

 

 

 

NATALE

 

 

Il volteggiante candido sfarfallio

Il disteso suon di campane

L'angelico coro di bimbi

La multicolore sinfonia di luci

E il brillare di tenui vetri soffiati

Ornamento di divelti abeti

Onore di maestosi monti

Il calore l'amore la gioia

E ancora gioia con canti baci auguri

Tanta allegria tanta euforia

Ma l'uomo ricorda perché é così gioioso?

Perché non sia un giorno di lutto per tutti

Di tutti noi ingrati e dimentichi

Dobbiamo riflettere

E mantenere le promesse

Promesse a Dio di non tradire il Figlio

Il nascituro già condannato

Predisposto volente per amore

Ad atroce morte

Per noi incoscienti

Che menzogneri odiamo uccidiamo

Solo per chi mantenne il pegno

Il guiderdone é vera gioia

Per gli altri é maschera e tetra commedia

Per celare il lutto

 

PRIMAVERA

 

 

L'azzurro terso del cielo

Il rincorrersi di ali agitate

Il rotolio di voci cinguettanti

Gli spruzzi colorati su tavolozza verde

Il rifiorir di sensazioni

Gli odori balsamici

Il dolce abbandono dei sensi

Il rigurgito di pulsioni interne

La terra esalante umida nebbia

Il germe violente di seme dischiuso

Il vento che sfiora chiome di verde

Lacrime dal cielo per fertile terra

 

Tutto é oscurato distrutto

Obliato e insultato

Negato violentato

Da insaziabile avidità dell'uomo

Solo l'oro vale

Da qui violenza alla natura e all'amore

Con cupidigia ed odio

Disprezzo e sangue

Il TERRORE domina

Opprime e s'impone

E si dimentica la dolce fiorita ed odorosa

PRIMAVERA

 

 

RELAX

 

 

Le placide note

Di un fresco e soave intermezzo

O la potenza trascinante

Di sinfoniche galoppate

O lo stillicidio

Di idilliche note sgorganti

Da preludi estasianti

E l'impeto focoso

Sentito e sofferto

O il tocco delicato e bello

Su tasti freddi

Resi vividi da genio d'artista

Ti prendono e ti avvolgono

In immaginario mondo felice

Non più ricerca affannosa

Non più tristi pensieri

L'orgasmo travagliato è vinto

Non più desideri di irraggiungibili mete

Ed utopiche gioie

Ma totale appagamento

Di irrealizzabili ideali sublimi

In una cruda realtà

Una realtà soave

In una verità irreale

 

RICORDI D'INFANZIA

 

 

Deserte strade polverose

Grida e incitazioni

Calci allo sfuggente pallone

Corse affannose e sudore

Sanguinanti abrasioni tra lacerate vesti

E al rientro

Paternali benevole punizioni

Seguite da false promesse

 

Su quella strada ora levigata

Corre il progresso

Il pallone é allo stadio

Su quella strada

C'é fretta ed affanno

La squadra é relegata allo stadio

Su quella strada

C'é sofferenza e morte

Il gioco é allo stadio

Ma la felicità del gioco é finita

Su quella strada c'é l'asfato

 

 

RIFLESSIONE

 

 

Cinguettio d'uccelli

Tra il fruscio tremolante di foglie

Raggi luminosi danzanti

Sull'ondeggiante mare verde

Per le tiepide carezze del vento

Che giocano a nascondino

Accompagnando un'altalena cigolante

Vertiginosi lampi di luci e tenebre

Corteo di giovanili ricordi

Di un passato alternante di

Conscio ed inconscio

Sofferto e subito

Voluto e causato

Maestro e tutore di vita

Se vita é esperienza

 

 

 

 

SOLE

 

Oro liquido

Calda linfa vitale

Catalizzatore di colori

Energia di natura

Linimento di stanche membra

Gratuito tepore di poveri

Vivificatore di flora

Stimolo di sensi

Compagno di lussuria

Vita vita vita

Questo é il sole

 

 

 

TRAMONTO

 

Rosso

Cielo rosso

Nubi rosse

Sole rosso

Un ribollire di rosso

 

Poi un'ultima fiamma

Ed é il buio

 

 

 

 

STANCO

 

 

Stanco ed abbagliato da raggi

Riflessi su calce sbiadita

Trovi rifugio nell'ombra

Benevola ed accogliente

Dell'avita dimora

Attorno volteggiano

Come fantasmi

Le fate e gli orchi

Narrati nei tempi passati

Una nenia

Una ninna nanna

Un canto

Un bacio

 

L'annoso travaglio

D'un Io presente

Squarcia l'omba pietosa

Devi partire

E ti ritrovi smarrito nel sole

SOLITUDINE

 

 

Un cane randagio ha compagnia

La tigna

Un barbone ha compagnia

La miseria

Un vedovo ha compagnia

Il ricordo

Un naufrago ha compagnia

Il mare

Un eremita ha compagnia

La meditazione

Per me

Non scabbia non miseria

Non ricordi non mare

Non meditazione

Solo il nulla é compagno

Della mia solitudine