La pubblicazione del
libro. In precedenza avevo detto che sarebbe stata mia intenzione
riunire tutti i ricordi della mia infanzia: quest5o l’ho fatto e l’ho
intitolato "BE’ MI’ TEMPI" proprio in ricordo di tempi che purtroppo
sono passati e che non potranno più tornare. Non per quanto vorrei
ringiovanire, so che sarebbe assurdo il solo pensarlo, ma nel senso che
quei tempi, ed intendo costumi usanze, giochi, mestieri, ed il vernacolo
stesso e quante più ne vuoi più ne puoi mettere, non potranno più
tornare: il progresso e l’evoluzione tecnica hanno distrutto quella che
è la creatività individuale. Non esistono più i barrocci ed i cavalli
per cui il maniscalco è scomparso come è scomparso il mastro carraio. In
cambio sono nati le fabbriche di auto, i carrozzieri, i gommisti; invece
delle erbaiole oggi trovi i benzinai. I vecchi navicelli con chi li
tirava ad "arzaio" e portavano i laterizi al porto di Livorno, sono
scomparsi, ma sono subentrati i TIR, mostri enormi che trasportano di
tutto. È inutile continuare, l’elenco sarebbe infinito, però una
riflessione consentitimela: si sta meglio oggi o prima? Se pensi ad
esempio all’acqua corrente in casa, il WC la doccia e la vasca da bagno,
le cucine a gas, i termosifoni al posto dei vecchi bracieri, ecc. ecc.
si sta molto meglio oggi. Pensiamo d’altra parte all’aria pulita,
all’acqua del mare limpida, all’acqua pura dei canali e dei fiumi che si
poteva tranquillamente bere, all’inventiva dei ragazzi, ai giochi a
carte o alla bocce fatti degli adulti, i raccolti di grano, frutta,
verdura, frutta genuini e non inquinati dai vari veleni, pesticidi,
diserbanti ecc, mentre la terra veniva concimata da un buon stallatico
che chiudeva il ciclo vitale della filiera alimentare, gli animali da
cortile allevati dalle massaie con gli avanzi dei pasti e del buon
granoturco (avevano da cotti un odore ed un sapore che non sono più
riuscito a provare). Sono infinite le cose che potremmo dire, troppe
perché possano avverarsi contemporaneamente nonostante vi siano
disperati tentativi, destinati a fallire, di tornare alla natura. Questo
progresso o regresso a seconda da quale punto di vista lo consideri, ha
portato a far scomparire la diversità delle persone: prima, ogni paese,
aveva un proprio modo di esprimersi, quello che generalmente si può
chiamare vernacolo. Dal modo di parlare, spece nella campagna,
distinguevi subito un bientinese da un fornacellese: oggi no, la parlata
è standardizzata, i vocaboli sono quelli dello Zingarelli, tranne
espressioni prettamente giovanili specie nel campo della comunicazione
tra SMS e messaggi a volte in compressivi della comunicazione virtuale
tramite internet. Smetto di parlare, perché sono già divenuto barboso e
non vorrei essere trattato da matusa.
Ritorno al primo concetto, quello del libro. L’ho scritto, è stato
pubblicato, ed ho avuto la grande soddisfazione di essere stato
presentato dal circolo culturale fornacellese con la sponsorizzazione
della Banca di Credito Cooperativo di Fornacette ed il patrocinio del comune di Calcinaia:
questo nell’ambito delle manifestazioni del 150° anniversario dell’Unità
d’Italia.
Ho voluto raccontare quello che accadeva a "quei tempi" con l’aforisma
"NON C’E’ FUTURO SENZA RICORDO". Non se ci sono riuscito, sta a voi
deciderlo. Nella parte della prosa potete leggerne alcuni brani.
(Clicca qui) La seconda parte
del libro è dedicata a poesie in vernacolo
(clicca qui)
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